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italiano puro di razza. Una situazione
simile si è verificata con i cani da fer-
ma, prima specializzati nel fagiano e
poi con quelli da grande cerca alla
beccaccia, mentre tanti cacciatori si
dedicavano ai tordi e al colombac-
cio, con forti aumenti di richiami vivi
e dei cosiddetti ‘volantini’. Purtroppo
oggi soffrono le cacce con il cane, a
parte quella al cinghiale. Per quan-
to riguarda la penna, dobbiamo dire
che sono venuti a mancare i selvatici
stanziali e sulla lepre bisogna ricor-
dare che al giorno d’oggi esistono
grandi difficoltà nella preparazione e
nella cura dei cani
”.
A inizio ottobre l’accordo di inter-
scambio con la Toscana si era are-
nato. A che punto siamo? Qual è lo
scopo e quali sono i vantaggi di tale
accordo?
“
Dalle ultime notizie l’accordo è an-
dato in porto ed è stato formalizzato
intorno al 12 ottobre. I confini umbri
sono tradizionalmente poco rispettati
dai cacciatori nei due sensi di sposta-
mento, i toscani tendono a venire per
la lepre, mentre gli umbri ambiscono
alla penna e alla migratoria toscane.
Incontro con Simone Petturiti, presidente di Federcaccia
Umbria, regione italiana con il più alto numero
di cacciatori in rapporto alla popolazione.
I passi compiuti dall’attività venatoria a partire dagli anni
’80 del secolo scorso ad oggi e i progetti per il futuro.
Il presidente di Federcaccia Umbria, Simone Petturiti,
insieme con i suoi segugi dell’Appennino. Il territorio
umbro è talmente variegato che permette di praticare
diverse cacce con il cane e senza.
Un fagiano e una “rossa” volano in solitaria:
purtroppo in Umbria questa pratica venatoria,
insieme ad altre alla stanziale, sta andando
a calare. Aumentano però gli appassionati
di quelle al cinghiale e da appostamento.
La specializzazione ha toccato
un po’ tutti i tipi di caccia attuati,
partendo da una delle più tradizionali
e cioè quella alla lepre.
© Felice Florio - CC BY-SA 4.0 - 6-7