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rupe, perché porti con sé le colpe di tutto il popo-
lo, il “capro espiatorio”, nel giorno dell’espiazione
(Kippur).
A Ripatransone (Ascoli Piceno) c’è la festa del
Cavallo di fuoco
per celebrare l’incoronazione
della Madonna di san Giovanni (1682) nella
quale la sagoma di un cavallo in legno ornata di
fuochi artificiali viene arsa tra scoppi e scintillìi di
fiamme e grida di allegria.
A Sonnino di Latina c’è
la
Sagra delle torce
,
un’usanza medievale con processione notturna di
due cortei separati, muniti di torce, che all’alba si
ricongiungono presso la cappellina della Madon-
na in contrada La Sassa e i residui delle torce ven-
gono conservati come protezione religiosa da di-
sgrazie e malanni.
A Nerito, frazione di Crognaleto (Teramo) nel
Parco Nazionale del Gran Sasso, sopravvive un
antico rito: attorno a
un grande albero (
la stan-
ga
)
sono accatastati oltre cento quintali di legna e
il fuoco brucia senza interruzione fino al mattino
di Capodanno.
Ad Acquaviva di Isernia nella festa patronale
c’è l’usanza della
Focata d’inverno
.
La Vigilia di
Natale, nella piazza, viene acceso un grande falò
alimentato con rami di ginepro.
Ad Agnone (Isernia) vive la tradizione dei
Fuochi di san Michele
.
Con grandi falò viene
salutato il ritorno della bella stagione.
La Focata d’inverno
,
nella ricorrenza di
sant’Antonio abate, è caratteristica ad Isernia,
dove nelle vie del centro si accendono grandi fuo-
chi e si canta e balla allegramente.
A Jelsi di Campobasso v’è la festa dei
Fuochi di
sant’Antonio
; per il paese alla sera vengono alle-
stiti altari devozionali e sono accesi fuochi intorno
ai quali i fedeli pregano e vegliano fino all’alba.
A Mercato san Severino in quel di Salerno c’è
la festa del
Ciuccio di fuoco
, analoga a quella di
Ripatransone. Poco dopo la mezzanotte di
Ferragosto viene incendiato un asino di cartape-
sta carico di fuochi d’artificio.
A Chiaravalle Centrale di Cosenza nella
Festa
dell’Immacolata Concezione
(8 settembre) in
diversi punti del paese si accendono falò augurali.
A Scigli nel Ragusano si svolge
la
Cavalcata di
san Giuseppe
,
descritta da Elio Vittorini nel
romanzo
Il garofano rosso
(1933). Al passaggio
della processione vengono accese le
pagghiare
,
falò di frasche; i devoti tengono in mano una
ciac-
cara
, una fiaccola di buso, un giunco tagliato
ancora verde durante la luna nuova dell’agosto
precedente.
Ad Alghero (Sassari), il martedì grasso viene
processato e condannato al
rogo un pupazzo
che
rappresenta un soldato francese, triste ricordo
dell’invisa occupazione.
A Rimini e in molti comuni della Romagna c’è
la sagra della primavera. La vigilia di san
Giuseppe si accendono
le fogheracce,
grandi falò
dove bruciano cataste di fascine e legna, vecchi
mobili e tanti oggetti inutili. Nel film
Amarcord
(1932) capolavoro di Federico Fellini, viene bru-
ciato in piazza,con un grande falò,
il pupazzo
della Sega Vecchia
,
una strega che rappresenta
l’inverno e, mentre suona la banda e scoppiano
petardi e mortaretti, si festeggia l’arrivo della pri-
mavera.
1
Istante e punto dell’eclittica in cui il Sole due volte all’an-
no si trova alla massima distanza dall’equatore terrestre;
d’estate il 21 o 22 giugno, d’inverno il 21 o 22 dicembre.
2
Serena Maria Antonietta e Berruti Nino,
Processo per
magia
, Edizioni Arca, 1993.
3
Un’altra importantissima tradizione recoarese è la sfilata
che si svolge a fine inverno per propiziare la primavera: la
Chiamata di Marzo
(https://www.chiamatadimarzo.com/it/).
Per approfondimenti: Trivelli Giorgio,
Storia del territorio e
delle genti di Recoaro
, De Agostini, Novara 1991; Pomponio
Antonella,
Il Panevin: la notte dei fuochi nel Trevigiano e nel
Veneziano
, Regione del Veneto, Venezia 2002.
Ringraziamo i Comuni e le Pro Loco di Roccalbegna, Scigli,
Sonnino, Recoaro Terme per la collaborazione. Per le
descrizioni ci siamo avvalsi della
Guida alle sagre e alle feste
patronali
di Umberto Cordier, Edizioni Piemme, Casale
Monferrato (AL) 2000.
Il rogo de la vecia a Pordenone (foto dal
Messaggero Veneto
)
SOCIETÀ